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LUTTO NEL MONDO DEL PUGILATO: E’ VENUTO A MANCARE ALDO FERRARA
La boxe in lutto per la scomparsa di Aldo Ferrara
Aldo Ferrara, nato a Napoli il 16 Settembre del 1922, icona del nostro pugilato con 85 anni ininterrotti di tesseramento F.P.I., vero record mondiale, prima come pugile e poi primatista in altre discipline sportive come nuoto e atletica leggera, poi come Arbitro e Giudice Internazionale A.I.B.A., come Commissario di riunione , da ultimo Presidente della ” .A.S.D . Boxe Puteulana Aldo Ferrara” ha festeggiato i suoi primi 100 anni di vita in compagnia di figlie , nipoti e amici , nella splendida cornice dell ‘ Hotel Vittoria di Pompei; sotto la regia attenta e professionale del padrone di casa, il Presidente Regionale F.P.I. Campania, Rosario Africano.
Inizia così il pezzo scritto da Giovanni Calabresi nell’intervista scritta su Boxe Ring n. 4 di quest’anno. Forse è la sua ultima intervista, di un personaggio unico, eclettico, che ancora di più serve a identificare una regione come la Campania “Terra di grandi campioni e grandi personaggi”.
Da qui inizia l’intervista di Giovanni Calabresi e per certi versi ci sembra di sentire la sua voce
Il Professor Aldo Ferrara pietra miliare del nostro pugilato ci accoglie nella sua splendida casa a Pozzuoli, una casa con una magnifica vista sul mare, dal suo terrazzo si gode un panorama idilliaco; davanti a noi ammiriamo l’ isola di Capri, il monte di Procida con Capo Miseno, punta Campanella , Bacoli. Tutte località che trasudano di storia antica, la leggenda narra che alla madre di Caligola, Agrippina, fosse stato predetto che il figlio sarebbe divenuto Imperatore solo se questi fosse riuscito ad attraversare a cavallo il golfo di Pozzuoli, Caligola allora fece costruire il molo che prese il suo nome e cavalcò sulle acque verso Bacoli. Aldo Ferrara in magnifica forma fisica e mentale, grintoso e lucidissimo con indosso pantaloncini e polo della F.P.I. inizia senza sosta a raccontarci il suo primo secolo di vita. “Sono nato a Napoli, nella centralissima via Roma 272 di fronte a Santa Brigida, il 16 Settembre del 1922 ma venni registrato il giorno 19. La mia èuna famiglia nobiliare, il mio papà era Duca, la mia mamma Marchesa, eravamo otto figli. Più tardi la famiglia si trasferì a Ercolano, a Villa Campolieto, nella zona del cosiddetto “miglio d’oro” un territorio che va da Ercolano a Torre del Greco, con vista sul golfo di Napoli dove si succedono le più belle residenze nobiliari della Campania. I nostri vicini di casa erano i Principi di Santobuono e i Marchesi Zito. Nella nostra casa di 24 stanze e tre saloni dato il lignaggio familiare era un continuo di feste e inviti a personaggi di rilievo, a pranzo ogni giorno non si era mai meno di una ventina di persone. Ma io avevo un carattere ribelle, sono nato scugnizzo nel vero senso della parola, avevo cinque anni quando all’ insaputa della cameriera che mi accompagnava all’ asilo gestito dalla signora Fittipaldi, spesse volte mi nascondevo e me ne scappavo al mare anche se non sapevo nuotare, una volta mi sorprese la bagnina che ci conosceva e mi disse in dialetto “ Ferrariè te ne si fuiutu n’ata vota mo ciò o dico a papà!”. Una volta rubai due caramelle di mia madre, avevo quattro anni, fu la prima e unica bugia della mia vita, lei mi incolpò subito della cosa, io per difendermi gli dissi “ Ma siamo otto figli perché sei venuta da me?” – “Perché ti conosco ”, fu la sua risposta. La mia natura ribelle e anticonformista si manifestò già in età giovanissima, mi piaceva vivere la vita in mezzo alla strada, mi trovavo a mio agio in mezzo alla gente povera, e non esitavo a venire alle mani con chiunque faceva il prepotente. Da ragazzino diedi una solenne “paliata” a uno straccivendolo che approfittandosi della sua maggiore età voleva fare il bullo in mezzo a noi più piccoli e da allora a Ercolano mi chiamarono “U Capitano”. A cinque anni ebbi un incidente in mare, la canoa con cui stavo in mare con una persona più grande, si capovolse e vennero a salvarci, perché ne io ne costui sapevamo nuotare, allora si presentò a casa nostra un esponente della malavita del posto e disse a mia madre “ Marchesa posso portarmi u Capitano co me o m’paro a nuotà ” e mia madre con grande apprensione acconsentì. Divenuto adolescente, venni messo in Collegio a Napoli a Piazza Dante e avviato a studi classici come era nella tradizione delle famiglie nobiliari del tempo, ma era un ambiente che non faceva per me, anche se i fine settimana potevo tornare a casa, intanto già praticavo pugilato, nuoto e atletica leggera. Così mi ritirai dal Collegio e iniziai a studiare da privatista per mio conto, poi mi presentavo agli esami sempre da privatista e ero sempre promosso, ho sempre fatto così anche con gli esami Universitari. Ho preso le Lauree in Economia e Commercio, in Pedagogia e in Scienze Motorie , in tre anni sostenni 40 esami. Ho insegnato all’ Università, insegnavo Ginnastica e Giochi dell’ Infanzia e tutta la Auxologia dal periodo prenatale fino alla calcificazione delle cartilagini di congiunzione . Nel Giugno del 1940 a diciassette anni con il Diploma di Ragioniere in tasca, bussai alla porta della stanza di mio padre, attesi in religioso silenzio il permesso di entrare, poi come d’uso in famiglia gli baciai la mano che mi porse, lo baciai sulle guance e gli dissi che era mia intenzione partire volontario per la guerra. Lui cercò di dissuadermi perché già tre miei fratelli erano al fronte e io ero esentato, mi avvertì dei pericoli a cui andavo incontro, ma fui irremovibile. Mi feci cinque anni di guerra, venni mandato col grado di Tenente sul fronte Libico ero un Bersagliere Guastatore, avevo le mostrine cremisi con le stellette, con il mio reparto tagliavamo i reticolati e sminavamo il terreno successivo per dare modo ai reparti di attaccare in sicurezza. Avevo 18 anni comandavo 90 bersaglieri e 14 sotto ufficiali. Nella battaglia di “Bir el Gobi”, il 5 Dicembre 1941, fummo accerchiati dal Battaglione inglese “Waterloo”, e sottoposti a un forte cannoneggiamento, mi salvai miracolosamente, ero dentro una buca scavata per il combattimento individuale che abbandonai su ordine del mio superiore il Colonnello Comandante Fernando Tanucci che mi fece arretrare di 40 metri. Poco dopo la buca venne centrata da un colpo di cannone e il commilitone che l’ aveva occupata che era il barbiere del reggimento un certo De Lucia purtroppo lo raccogliemmo col cucchiaino. A Bengasi e a Derna tra l’altro sostenni anche due incontri di pugilato vittoriosi contro avversari dell’ “Afrika Korps”. Il comandante del Battaglione mi spronò dicendomi “ Tenente Ferrara se perde questo incontro la denuncio come disertore e la faccio fucilare ”. Finita la guerra sono stato Arbitro e Giudice di pugilato, nuoto, pallacanestro e tuffi, nel frattempo avevo stabilito il record italiano dei 50 metri di nuoto stile libero in 29” e vinto a Roma la Coppa d’Oro Mussolini di atletica leggera. Dal 1947 Commissario di Riunione di pugilato e dal 1950 sono Arbitro e Giudice Internazionale A.I.B.A. Docente all ‘ ISEF di Napoli , autore di libri di Pugilato, di Diritto Pubblico e Privato, insignito della Stella d’d’Oro e d’ Argento al merito sportivo. Quest’anno sono 85 anni ininterrotti che sono tesserato con la Federazione di Pugilato, prima come pugile, poi come Arbitro, Giudice e Commissario di riunione e ora come Presidente di società, un record Mondiale. In sostanza non mi lamento della mia vita, mi sono sposato quattro volte, ho avuto due belle figlie, anzi tre , una è mancata che aveva 17 anni ed è un dolore che mi porto dentro tutti i giorni appena mi sveglio“.
– Come avvenne il suo incontro con il pugilato . Avevo 15 anni e l’ Italia era orgogliosa delle imprese di Primo Carnera, ampiamente reclamizzate, vedevo i filmati dei suoi incontri e quelli di Joe Louis e mi innamorai pazzamente del pugilato, mi iscrissi alla Palestra “Gruppo Rionale Fascista Aurelio Silvestri” . A quell’ epoca il Presidente Nazionale della Federazione era Bruno Mussolini e il Segretario Edoardo Mazzia, qualche cosa me la ricordo ancora pur avendo 100 anni. Il Maestro della Palestra era un Mediomassimo che era tornato dall’ America. Il nome mi sfugge, perché qualche anno è passato. In questa Palestra a quelli che appena si iscrivevano, si faceva uno scherzo per vedere un po’ il loro coraggio, i pugili già avviati lo legavano a una sedia poi veniva uno con un martello e uno scalpello e diceva al neofita, “Adesso ti devo rompere il naso” era uno scherzo ovviamente che però a seconda della reazione rivelava subito le doti di coraggio dell’ aspirante pugile. Quando lo fecero a me, gli risposi “ E che me ne importa tanto già è ammaccato”. Io militavo nelle categorie dei Piuma e dei Leggeri, il primo match che feci al teatro Verdi di Salerno, presi una “paliata” mai vista che me la ricordo ancora, quando tornai all’ angolo il mio Maestro mi abbracciò dicendomi, “ bravissimo sei stato grande” e io “ ma quale match avete visto, con tutte le botte che ho preso!” e lui “ guarda che hai combattuto contro Napolitano, il Campione d’ Italia”, e io “ ah delinquente hai messo un esordiente contro il Campione d’ Italia”. L’ anno dopo però sempre contro Napolitano mi presi la rivincita. In totale ho sostenuto circa 120 incontri, ho conquistato due titoli di Campione Regionale e un secondo posto ai Campionati Italiani. Trasmisi la mia passione per il pugilato a due miei fratelli, Antonino che è stato Direttore del Centro Federale di Fiuggi e Mario che è stato arbitro. Attualmente oltre che Giudice benemerito, sono Presidente della “A.S.D. Boxe Puteulana Aldo Ferrara ” di uno dei miei allievi più capaci Lorenzo Costagliola.
– Ci parli della sua attività di arbitro. Non ho mai accettato compromessi nella mia carriera di arbitro e giudice, le raccomandazioni poi mi facevano imbestialire e sortivano un effetto contrario; sia in ambito pugilistico che in campo Universitario quando esaminavo gli studenti. Ai Campionati Mondiali Dilettanti a Tunisi in finale arbitrai un match in cui c’era un pugile tunisino contro un pugile tedesco, mi avvicinò Toncy Gilardi che mi disse di avere riguardo per il pugile di casa perché nel match successivo un arbitro tunisino doveva arbitrare un match in cui combatteva un nostro pugile, per farla breve, alla seconda ripresa squalificai giustamente il pugile tunisino. Alle Olimpiadi di Roma ’60 in semifinale arbitrai il grande Cassius Clay non ancora Muhammad Alì. In tutta la mia attività ho arbitrato o giudicato più di settanta match validi per Titoli Nazionali, Europei e Mondiali. Quando alla fine delle 15 riprese mi trovavo un punto di vantaggio per uno dei due pugili, non esitavo a dare un verdetto di parità perché pensavo che su 15 round un errore potevo averlo commesso, in questo modo i due pugili facevano la rivincita, avevano modo di guadagnare ancora una bella borsa e io mi sentivo tranquillo con la coscienza.
– Differenze tra il pugilato della sua gioventù e il pugilato attuale. C’è un abisso, una volta si faceva a mazzate ,oggi nò , oggi c’è la tecnica però alcuni grandi tecnici non hanno capito niente di pugilato e vogliono imporre agli altri il loro modo di essere ed è sbagliatissimo bisogna che si correggano in tempo perché hanno fatto molto danno al pugilato italiano. Io sono Docente Universitario ho tenuto Corsi per Commissari di Riunione, ho cresciuto generazioni di arbitri, di giudici e di dirigenti federali ma non tutti sono stati riconoscenti. Il centro Nazionale di Fiuggi venne realizzato grazie a una mia idea, ho promosso il pugilato nelle Università a mie spese, invitai 48 tra Tecnici e Direttori di tutte le ISEF d’ Italia, tutto a mie spese. I Campionati Universitari Italiani sono una mia iniziativa.
– Uno dei più grandi match tra pugili italiani è stato probabilmente la rivincita tra Benvenuti e Mazzinghi cosa ricorda di quell’ incontro che divise in due l’ Italia sportiva? Un match tra due grandissimi Campioni, io ero giudice unico, fino alla nona ripresa Benvenuti lo portavo in svantaggio, poi recuperò ed ebbi la netta sensazione che volle accontentarsi di vincere ai punti.
– I Campioni del suo cuore. Sono due i pugili che mi hanno entusiasmato su tutti Primo Carnera per l’ impresa compiuta di conquistare in America il Titolo dei Pesi Massimi, un’impresa ampiamente risaltata dai mezzi di comunicazione dell’ epoca e che ebbe un grande impatto su tutti quelli che come me amavano il pugilato, e Joe Louis per me il più grande pugile di sempre, un Campione spettacolare di una umanità unica, che non infieriva mai sui suoi avversari quando sapeva di avere la vittoria in mano. E questa è una cosa che mi ha aperto il cuore e mi ha guidato ad agire sempre in tal modo. Sii sempre corretto nella vita e non venderti per una mangiata di patate. Non mi sono mai venduto a nessuno.
– Un incontro da lei arbitrato che ricorda in maniera particolare? A Napoli arbitrai Il grande Duilio Loi opposto a un illustre sconosciuto a quel tempo un americano di colore Charly Douglas. Alla prima ripresa un colpo a freddo di Douglas mise al tappeto Loi. Mi dissi che un Campione del Mondo non poteva perdere in quel modo fortunoso con uno sconosciuto. Per farla breve gli otto secondi li feci durare otto minuti, le cercai tutte tra le pieghe del regolamento per dare modo a Loi di recuperare e alla fine del conteggio feci anche un richiamo ufficiale a Duilio che poi vinse facilmente in dieci riprese.
– Suggerimenti per il bene del nostro pugilato. Devo dire che negli ultimi due quadrienni, il cattivo comportamento di alcuni Consiglieri ha fatto male al pugilato Italiano , anche con modifiche al regolamento sia dei professionisti che dei dilettanti. Mi auguro che l’ attuale Presidente possa riportare in alto il nostro pugilato, io sono grato a Franco Falcinelli che quando divenne Presidente della Federazione Pugilistica ebbe l’ intelligenza di organizzare sempre dei Tornei Internazionali che fecero crescere il pugilato Italiano nel Mondo cosa che gli altri non hanno saputo fare. Io di questo sono molto grato a Franco anche perché me lo sono cresciuto. Venne a fare i Campionati Italiani a Napoli, era un po’ discolo ma lo calmai subito e gli voglio un gran bene.
– Quale è il segreto per raggiungere il secolo di vita in così perfetta forma fisica e mentale? Soprattutto essere tranquilli con la propria coscienza , non imporsi a nessuno, colloquiare, far capire e cercare di capire. Io ancora oggi ogni giorno che passa nella mia memoria acquisisco altre cose che vengono immagazzinate. E io dico a tutti, “ Ragazzi dovete avere il coraggio di non mentire”. L’ unica bugia che ho detto in vita mia fu quando a quattro anni rubai due caramelle dalla borsa di mia mamma.
– Professor Ferrara, per concludere il suo sogno nel cassetto. Il mio sogno nel cassetto è quello di poter vivere ancora qualche anno e soprattutto che si riesca a riavere il pugilato di una volta e di avere Dirigenti all’ altezza e non improvvisati. Nessuno è bravo, bisogna farsi le ossa altrimenti non si fa niente, si rovinano soltanto i giovani, non li si migliorano. La mia Palestra sarà aperta a tutti soprattutto ai disabili, gratuitamente perché sono quelli che hanno bisogno di essere maggiormente aiutati e sorretti.